Il cattivo comfort degli uffici può causare una bassa produttività lavorativa

Abbiamo già visto in precedenza come la scarsa manutenzione degli impianti causi un abbassamento della qualità dell’aria interna agli uffici.

Vediamo ora un altro fattore da non sottovalutare direttamente correlato alla corretta gestione degli impianti di climatizzazione in azienda: il rendimento dei lavoratori.

Gli effetti della temperatura sulla prestazioni di lavoro, e la temperatura ottimale per le prestazioni, possono variare sostanzialmente con il tipo di lavoro, clima, e il tipo di abbigliamento.

La letteratura di ricerca presenta varie ipotesi sul motivo per cui le prestazioni sono influenzate dalla temperatura. Quando i soggetti sono molto motivati a lavorare bene, possono compensare le temperature non ideali esercitando uno sforzo maggiore, almeno per la durata di poche ore. Essi non possono essere in grado di mantenere il più alto livello di impegno nel corso di periodi più lunghi.

In uno studio effettuato sui call center si è utilizzato come indice di prestazione il tempo necessario per interagire con i clienti via telefono ed eseguire relativa elaborazione di informazioni tramite un computer. Altri studi hanno preso in considerazione compiti tipici del lavoro di ufficio, come la correzione di bozze, la battitura di testo, operazioni aritmetiche semplici ecc. La velocità e la precisione con le quali venivano svolte queste attivita di lavoro sono stati misurati e utilizzati come indice di prestazione del lavoro svolto.

Alcuni studi aggiuntivi hanno introdotto dei test psicologici per misurare la capacità di mantenere la concentrazione, i tempi di reazione o il numero di caratteri digitati per unità di tempo e hanno utilizzato questi come indice di prestazioni.

In tutti gli studi sopracitati si è intervenuto durante l’esperimento a modificare le temperature e mantenendo costanti tutti gli altri fattori coinvolti nell’esperimento. Questo proprio per indagare sull’influenza della temperatura dell’ambiente interno sulle prestazioni di lavoro.

Gli studi principali che vogliamo prendere in considerazione in questo caso sono i più noti a riguardo e sono i seguenti:

– Optimal thermal environment improves performance of office work

Li Lan, Pawel Wargocki, Zhiwei Lian – Pubblicato sul REHVA Journal – January 2012

– Effect of temperature on tasl performance in office environment

Olli Seppänen, William J Fisk, QH Lei – Lawrence Berkeley National Laboratory, USA

– On the indoor Environment Impact on Occupant’s Comfort and Performance

Iskra Simova – Technical University di Sofia

Il primo studio, di Wargocki Lian e Lan, prende in considerazione i dati di altri tre studi, effettuati tra il 2001 e il 2011. Il dato fondamentale che viene fuori è che ogni grado di incremento o decremento della temperatura ambiente, rispetto a un valore ottimale, fa diminuire la performance dei lavoratori di una quantità variabile tra lo 0,2% e l’8%. La grande forbice è dovuta al fatto che gli studi analizzati da Wargocki Lian e Lan prendono in considerazione tipologie lavorative anche piuttosto diverse tra loro. Volendo riassumere in un dato medio il risultato evidenziato dallo studio, si può dire che ogni grado in più o in meno rispetto alla temperatura ottimale è responsabile di un decremento medio di prestazioni del dipendente di circa il 4%.

Il secondo studio, di Seppänen e Fisk arriva a determinare che la massima produttività è a temperatura di circa 22°C. E che, ad esempio, alla temperatura di 30°C le prestazioni scendono al 91%. Con una riduzione sulle prestazioni dei dipendenti per grado pari all’1,1%.

Il terzo studio, a firma di Iskra Simova, docente alla Technical University di Sofia, dipartimento di idroaerodinamica e macchine idrauliche, sottopone all’esame la variabilità di prestazioni cognitive di studenti sottoposti a tre condizioni climatiche differenti, 20°C(considerata la temperatura ottimale di riferimento), 27° e 30°C. I risultati portano a constatare una discrepanza tra prestazioni migliori e peggiori del 30%. Come a dire che ogni grado centigrado di variazione porta un peggioramento delle prestazioni pari al 3%.

Anche qui, volendo pesare in maniera equivalente i tre studi sopra citati, vediamo che tra 1,1%, 3% e 4% possiamo considerare un dato medio pari al 2,7%.

Adesso penserai che, grazie a questo dato, per salvarti da perdite di fatturato dovute al calo del rendimento dei tuoi dipendenti basti impostare una temperatura ottimale tra i 20°C e i 22°C come evidenziato dagli studi citati, e via a lavorare.

Il fatto è che non basta impostare una temperatura e tornare alla propria scrivania per poter stare tranquilli.

Bisogna tenere in considerazione oltre la temperatura anche l’umidità la velocità dell’aria i ricambi di aria e la salubrità della stessa.

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